domenica 17 maggio 2009

Disfida 1 - Oscurità

Le prima disfida vede confrontarsi due "Pillole di mistero" ambientate nell'oscurità della notte.


Occhi gialli nell'oscurità.

Il racconto nasce da una testimonianza contenuta nel libro Paesi di mezzo.
Ho voluto raccontare questa storia, che mette insieme vicende vissute, racconti d'osteria e paure ancestrali.
E' la paura del buio e del timore verso i preti, custodi di un potere vissuto come incomprensibile ed esoterico, a costituire la base del racconto. Si credeva infatti che i preti potessero "fare la fisica" trasformandosi in animali o agendo sulle cose.
In questo caso la forza dell'amore e della giovinezza si rivelano più forti di qualsiasi ostacolo.

Il tema della puntata era "occhi".


Era un giovane coraggioso; uno di quelli che non avevano paura a camminare di notte, nelle tenebre. E poi aveva ottime ragioni per salire fino all’alpe: c’era la sua morosa lassù e aveva voglia di vederla per fare all’amore con lei.
Camminava veloce, risalendo il sentiero come un salmone un torrente. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo, nemmeno il diavolo in persona.
Forse questo l’aveva pure detto all’osteria, bevendo l’ultimo bicchiere prima di mettersi in cammino. O forse qualcuno del paese aveva deciso che quel ragazzo di fuori non doveva venire a parlare con una di loro, ma temendo di affrontarlo di persona aveva deciso di chiedere aiuto a qualcuno in grado di evocare un pauroso potere…
Sia come sia, nelle tenebre iniziò a vedere due occhi gialli che lo fissavano, in mezzo alla strada. Rallentò il passo: dalla nera sagoma del cane cominciò a provenire un ringhiare sordo. Avanzò e la bestia indietreggiò, ringhiando più forte. Faceva alcuni passi indietro, ma poi ringhiava più forte di prima, con l’aria di volergli saltare alla gola.
Allora il giovane, che temeva di arrivare tardi e trovare tutti ormai a letto e la morosa sotto le coperte a piangere, si arrabbiò così tanto che con pochi salti fu davanti al cane e gli sferrò un calcio così forte che lo fece guaire. La bestia fuggì zoppicando e gemendo, svanendo nelle tenebre.
Il giorno dopo il giovane seppe che il prete aveva un braccio rotto.





La voce è quella di Marco l'Equi Librista.



L'armata delle tenebre
Il racconto prende spunto da un fatto raccontatomi da mio zio, una tempesta di fulmini che si abbatte sulle collini del lago d'Orta. Ho voluto immaginare che, nel bel mezzo di una simile tempesta tempesta, qualcuno bussi alla porta...
La leggenda di Hellequin e dell'armata di morit che lo seguirebbe ha origini molto antiche.
Si ritiene che affondino nei miti scandinavi, quando il dio Odino mandava le Valchirie, sotto forma di corvi, a raccogliere le anime dei valorosi morti sui campi di battaglia.

Di una dea corvo che esalta il valore dei guerrieri si parla però anche nei miti celtici, a proposito della dea Morrigan, il "Corvo della battaglia", dea splendida e terrificante, che incita gli uomini all'odio in battaglia, ma anche al furore sessuale.

Il tema della puntata di Siamo in Onda era "Paura".


Il vecchio guardò fuori dalla finestra. Di solito non aveva paura dei tuoni, ma quello non era un normale temporale. Sulle montagne tra il Cusio e la Valsesia c’era un’autentica tempesta di fulmini, che illuminava a giorno il cielo. Il cane, suo unico compagno in quel paese deserto era scomparso, lasciandolo solo sotto il rombo continuo dei tuoni.
Quel rumore gli ricordava la guerra. Per questo, forse, si fece viva invece quell’antica ferita. Una bella fortuna, gli avevano detto i dottori, all’epoca. La fortuna di essere l’unico sopravvissuto all’esplosione di quella maledetta granata che aveva disintegrato i suoi ragazzi.
Fu allora che iniziò a vederli. All’inizio gli erano parsi alberi agitati dal vento ma ora distingueva gli stendardi sotto i quali avanzavano. Entrarono lentamente nel giardino, fino a circondare la casa. Con un brivido di paura vide dragoni e ussari, legionari romani e samurai giapponesi, giannizzeri turchi e opliti spartani, picchieri svizzeri e lanzi tedeschi, cavalieri teutonici e arcieri inglesi... I valorosi di tutte le epoche, fianco a fianco, coi volti d’un pallore cadaverico lo fissavano con orbite vuote.
Li guidava, su un cavallo nero come la notte, un gigante dagli abiti variopinti, con un cappellaccio in testa e una vistosa benda su un occhio. Sulle sue spalle stavano appollaiati due corvi e ai suo fianchi cavalcavano due valchirie.
Bussarono alla porta.
«Hellequin, il gran condottiero dell’Armata dei Morti è qui per te!»
Il vecchio non aveva più paura ora. Corse in soffitta, aprì il baule, indossò l’uniforme e cinse la sciabola da ufficiale. Infine apri la porta, per unirsi a loro.




La voce è ancora quella di Marco l'Equi Librista.

3 commenti:

  1. Ciao carissimo,ho un premio che meriti come tutti se ti fà piacere vieni pure a ritirarlo.Un abbracio.

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  2. Nella prima disfida-Oscurità il mio vincitore è L'armata delle tenebre ^___^

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  3. Ribadisco la mia scelta per l'armata delle tenebre!

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.