sabato 1 maggio 2010

Un caffè per la festa del lavoro




Il Primo maggio è da molti anni la Festa del Lavoro.
Quest’anno mi sembra giusto celebrarla ricordando i lavoratori della Bialetti. Per chi non lo sapesse, nel 1933 Alfonso Bialetti inventò, secondo la leggenda guardando la moglie fare il bucato, la caffettiera Moka. Questo apparecchio, insieme semplice e geniale, per decenni prodotto nella fabbrica "dell'Omino coi Baffi" di Omegna, ha rivoluzionato il modo di fare il caffè in Italia e nel mondo sostituendo la scomoda caffettiera “napoletana” e contribuendo a fare della zona settentrionale del Cusio la capitale italiana dei casalinghi. Qui infatti operavano, e in parte operano ancora, alcuni marchi storici: Bialetti, Lagostina, Alessi, Girmi, Calderoni, Piazza, ecc.

Ebbene, in questi giorni i lavoratori dello stabilimento omegnese della Bialetti (da tempo il centro direzionale non si trova più da queste parti) stanno disperatamente tentando di difendere i loro posti di lavoro, dopo l’annuncio della chiusura dello stabilimento cusiano.
Recentemente, durante una manifestazione svoltasi a Torino per attirare l’attenzione delle autorità, hanno deciso di compiere un gesto eclatante. Hanno offerto ai passanti il caffè preparato con grandi caffettiere moka. Un modo, garbato e intelligente, per ricordare a tutti la bontà delle storiche caffettiere. Mi unisco virtualmente a questo “brindisi” sperando che si possa fare davvero qualcosa per evitare che un altro pezzo di “Made in Italy” venga portato via (si parla di est Europa) dalla delocalizzazione.

Nel frattempo, mentre le fabbriche che hanno fatto la storia industriale italiana se ne vanno una ad una, sorge spontanea una domanda inquietante: cosa resterà delle tante aree industriali sorte come funghi negli ultimissimi anni, distruggendo gli ultimi lembi di verde del fondovalle?

11 commenti:

  1. Giusto vedere questo giorno come la prova del nove di un disagio che colpisce trasversalmente così tanti settori. E porsi ulteriori domande come fai sul dislocamento del lavoro solo seguendo fredde logiche economiche e l'ulteriore disatro ecologico che ne consegue.
    Questo giorno per riflettere seriamente , non per altre parole inutili. Un caro saluto.

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  2. Questa moka è diventata un simbolo del italian desing, non è giusto quello che sta accadendo ai lavoratori.
    Il tema della delocalizzazione delle industrie si percepisce molto anche nel mio veneto, ricco di capannoni che all'epoca del boom economico ne hanno cambiato il volto....e ora?

    Buon weekend ^__^

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  3. Secondo me la proprietà della Bialetti dovrebbe cambiare il logo dell'omino coi baffi facendogli alzare il medio e non l'indice. Sarebbe più in linea con il comportamento e lo stile della proprietà.

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  4. Tutta la mia solidarietà ai lavoratori Bialetti e non solo, mi sembra che anche Lagostina non navighi in acque tranquille, non certo quelle del Cusio...
    Battuta a parte, oggi ho visto che nelle manifestazioni per il primo maggio purtroppo i lavoratori erano una minoranza,erano senz'altro molti di più i precari, i cassaintegrati, i disoccupati...
    Altro che festa del lavoro!
    Un caro saluto.

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  5. Hai posto una domanda che mi ha fatto riflettere e mi chiedo la stessa cosa. Cosa accadra' se si continua cosi'. Inoltre quella Moka e' un simbolo del nostro paese.
    Un abbraccio.

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  6. PS. tutta la solidarieta' ei lavoratori.

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  7. Sì, è vero, la tua domanda è molto calzante. In tutti i posti in cui ho abitato (Liguria, Veneto, Lombardia) si riscontrano i danni della speculazione edilizia e di fabbriche ormai all'abbandono, che una volta almeno facevano lavorare la gente... ma ora?

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  8. Anch'io mi unisco alla solidarietà verso i lavoratori della Bialetti e di tutte quelle ditte che, alla faccia del "dalla crisi siamo fuori" sono in procinto di cassaintegrare o licenziare

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  9. scusami, anch'io ho fatto un post simile !

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  10. anche io adoro la Bialetti e questa notizia mi rattrista, come anche lo scenario che hai ipotizzato delle aree industriali ... potrebbero diventare il set di un film con di zombie...
    buona serata ^____________^

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  11. Quando servono fabbriche è automatico distruggere la natura per far loro spazio ma quando le fabbriche non servono più non è automatico ridare spazio all'utilissima natura... io, purtroppo, certe aree abbandonate riesco a farle rifiorire solo con qualche disegno strampalato, come quello di un paio di mesi fa... ma se scopro il modo di far magie coi disegni mi darò da fare!

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.