mercoledì 12 agosto 2015

Buone vacanze!



Ovunque voi siate, 
al mare o in montagna, 
in campagna o in città, 
buone vacanze!

domenica 9 agosto 2015

Quota 200. Un racconto giallo. Sesta parte


Mercoledì, ore 11,30


Continuava a piovere e ormai era stata superata anche quota 197 e 73, la massima dal 1868.
Aldo Terzi portava male i suoi quaranticinque anni. Era alto, pelato, le spalle ricurve e la pancia prominente. Aveva alle spalle un passato di insegnante di lettere in un istituto alberghiero, famoso per aver le schiere di giovani che si erano distinti nelle cucine e nelle sale dei ristoranti di tutto il mondo. Si era ritirato, dopo il successo di “Tu e io per sempre”, dedicandosi interamente alla scrittura. 
«Che tragedia, povero Maccagno!»
«Lo conosceva bene?»
«Posso dire che eravamo amici».
«Quando l’ha visto l’ultima volta?»
«Credo un paio di settimane fa, ma l’ho sentito il giorno prima della sua morte.»
«Di cosa avete parlato?»
«Della difficoltà di trovare un buon romanzo giallo.»
«Non le ha parlato di Giovanni Mogano?»
«Mi ha detto di aver ricevuto un suo romanzo, ma ha convenuto con me nel ritenerlo uno scocciatore e uno sbruffone senza talento.»
«Lo conosce?»
«Ho avuto la sfortuna di incontrarlo qualche volta» fece un cenno con la mano come per allontanarne il ricordo. «Non ha mai scritto niente di buono, perché è uno di quegli istrioni della parola capaci di riempire un foglio di mille aggettivi senza dire nulla di sensato. Ha pubblicato due romanzi presso editori che stamperebbero un elenco telefonico purché lo scrittore sia disposto a pagare. Quel poco di buono che è riuscito a fare è merito di una persona a lui vicina, completamente succube del fascino di quel piccolo imbroglione.»
«Allude alla sua fidanzata?»
«Lei è molto perspicace.»
«La ringrazio, ma come fa a dirlo?»
«Alice è stata una delle mie allieve, una delle migliori, ma con un’autostima prossima allo zero. Di quelle ragazze destinate a innamorarsi dell’uomo sbagliato e a fargli da zerbino per il resto della loro esistenza, se non interviene qualche fatto esterno a salvarle. Una ragazza però di grande sensibilità artistica che cura la parte fotografica della sua presuntuosa “rivista letteraria”. L’unica cosa per cui valga la pena sfogliarla.»
«Dove si trovava martedì pomeriggio?»
«A casa a lavorare sul mio computer.»
«Ancora una domanda: ora che Maccagno è morto come immagina il suo futuro di scrittore?»
«Mi spiace doverlo dire, ma la casa editrice muore con lui. Arturo Maccagno è molto abile nella vendita, ma quanto a sensibilità editoriale lasciamo perdere. Ho idea che dovrò trovare un nuovo editore.»
Appena fu uscito, De Lorenzi prese il cellulare personale.
«Ciao Camilla, come va? Sono alle prese con un omicidio e in più c’è questo disastro dell’alluvione. Dì alla mamma che non so a che ora riuscirò tornerò a casa questa sera. Volevo chiederti un favore. Lasciami sul comodino quel libro di Terzi. Sì, proprio “Tu e io per sempre”. No, sto bene, non preoccuparti. Bacio. Ciao.»


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Parte 9

venerdì 7 agosto 2015

Tolkien il vichingo

Tolkien in gioventù aveva amato recitare e ogni tanto si divertiva a smettere i panni del professore modello. 

Più di una volta corse per strada travestito da vichingo, con gran sgomento dei vicini di casa, prima di inforcare la bicicletta e avviarsi a una festa in maschera organizzata dal college. 


mercoledì 5 agosto 2015

domenica 2 agosto 2015

Quota 200. Un racconto giallo. Quinta parte



Mercoledì, ore 9.15

Durante l’alluvione del 1993 molti avevano accusato gli Svizzeri di aver aperto le dighe provocando la piena, ma era una leggenda, come accade per molte voci che girano sulla nazione elvetica. La verità era che nessuno aveva mai dato quell’ordine. Semplicemente una diga è un gigantesco catino. Come accade per la sopportazione in certi individui, quando è pieno smette di trattenere l’acqua e comincia a versare a valle la stessa quantità che riceve da monte. 
Quel livello era stato raggiunto nella notte e i fiumi avevano aumentato la loro portata. Pallanza era sott’acqua, ma l’inondazione aveva raggiunto anche Suna, di solito meno esposta al fenomeno. Vaste zone di Arona erano invase, con la popolazione costretta ad uscire di casa sui canotti dei Vigili del Fuoco. A Stresa la situazione stava diventando sempre più problematica. Le centinaia di turisti che giornalmente si recavano alle incantate isole del Golfo Borromeo erano scappati da tempo. Restavano i curiosi che assistevano all’evacuazione dello storico Grand Hotel des Iles Borromées che annoverava tra i suoi ospiti sovrani, presidenti e tycoon di tutto il mondo oltre a personaggi celebri come Gabriele D'Annunzio, George Bernard Shaw ed Ernest Hemingway.
Lo distolse da questi pensieri l’ingresso di Martelli con un giovane dall’aria arruffata, lo sguardo spiritato e in evidente sovrappeso. Giovanni Mogano tese la mano a De Lorenzi, che per tutta risposta gli indicò la sedia.
«Si accomodi pure».
«Ho saputo della morte di Maccagno, una vera sfiga!» 
Accavallò le gambe e prese a giocare con un foglietto di carta che aveva recuperato da una tasca dei jeans sdruciti.
«Lo conosceva bene?»
«L’ho incontrato a una presentazione letteraria qui a Stresa la settimana scorsa. Mi ha detto che stava cercando un buon romanzo giallo ambientato sul lago. Così ho mandato quello che avevo nel cassetto.»
«Ha avuto qualche riscontro?»
«Direi di sì. Lunedì pomeriggio Maccagno mi ha telefonato dicendo che il romanzo gli piaceva e che voleva parlarmi. Avevamo appuntamento proprio oggi.»
«Per quale motivo?»
«Credo volesse propormi di firmare un contratto.»
«Crede o ne è certo?»
«Per quale altro motivo avrebbe voluto vedermi?»
«Quindi lei è convinto che sarebbe diventato un collega di Aldo Terzi…»
«Non me lo nomini neppure!» fece un salto sulla sedia poggiando entrambi i piedi a terra e perdendo il foglietto. «Terzi è l’esempio vivente della decadenza della letteratura italiana. Fa cassetta, ma tutti i critici lo stroncano sui contenuti. Ho espresso il mio giudizio sulla mia rivista letteraria "Fiumi di inchiostro": un pessimo insegnante e un cattivo maestro; uno scrittore mediocre con un solo romanzo, che è un monumento alla prostituzione della penna al più becero consumismo, buono solo per un branco di adolescenti senza cervello...»
«Mia figlia lo adora…»
«Beh, non è tutta colpa loro» scrollò le spalle Mogano. «I ragazzi hanno solo modelli sbagliati. La televisione impera, la scuola arranca e la famiglia è distratta…»
De Lorenzi si domandò quali modelli avessero ispirato Mogano nei suoi vent’otto anni.
«Non è un po’ contraddittoria questa sua visione» domandò invece «con il fatto di volersi far pubblicare da Maccagno che in catalogo ha autori come Terzi?»
«Che vuole farci? È la dura legge della giungla editoriale per noi scrittori. Quanto meno Maccagno è, anzi era, uno dei pochi editori che non pretendeva di essere pagato per fare il suo lavoro.»
«Dove si trovava martedì pomeriggio tra le 16 e le 20?»
«Ero con la mia fidanzata. Poi sono tornato a casa.»
«Dovrò sentirla. Come si chiama?»
«Alice Fraschini.»


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Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.